Il mondo attuale è contraddistinto da emergenze ambientali e questioni socio-economiche-politiche-culturali complesse. La gestione di problemi legati all’intensificarsi dei flussi migratori, alla costruzione della pace nel mondo, all’equa distribuzione delle risorse e alla risoluzione delle disuguaglianze esige la formazione di individui con un pensiero policentrico, plastico, aperto, dinamico, che superi le antitesi “noi-loro”, “Occidente-Oriente”, “Paesi Sviluppati-Paesi Sottosviluppati”.
La scuola è la principale agenzia educativa chiamata in causa nella formazione di questa nuova forma mentis. Perché il suo contributo sia efficace, è necessaria una profonda trasformazione dei curricoli scolastici, ancora troppo legati a una visione etno-eurocentrica.
Al fine di dotare i giovani di strumenti cognitivi, socio-relazionali e affettivo-emotivi utili ad affrontare responsabilmente i problemi di oggi, la revisione dei saperi scolastici deve basarsi sull’etica della congiunzione e dell’interdipendenza.
Alla logica della disgiunzione, della divisione, della competizione, dunque, occorre contrapporre quella della solidarietà, ispirata alla convinzione che ciò che accade nel macrocosmo incide sul microcosmo e viceversa. I problemi che riguardano una parte del mondo richiedono l’impegno congiunto di una rete di soggetti dislocati, eppur tutti parimenti coinvolti nella difesa del patrimonio naturale e culturale. Cultura della diversità, ascolto, partecipazione, rispetto, cooperazione, dialogo, relazione: sono queste le traiettorie verso cui orientare la formazione scolastica, oggi impegnata a sviluppare competenze empatiche, di concettualizzazione e problematizzazione, di considerazione del valore dell’altro e dell’altrui punto di vista, di valorizzazione della diversità in ogni sua forma ed espressione.
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